La riflessione del Correttore della Misericordia
Don Francesco Maccari
Riportiamo, di seguito, una riflessione che il Correttore della Misericordia di Borgo a Mozzano, Don Francesco, ha fatto in occasione della annuale Assemblea dei Soci della Fraternita che si è tenuta il giorno 15 giugno 2012 nella consueta sede della Chiesa del SS. Crocifisso, Patrono della Misericordia. Pensiamo che le sue riflessioni siano utili a tutti coloro che vivono il “servizio” nella Misericordia, mettendosi generosamente al servizio del prossimo bisognoso.
L’Assemblea dei Soci della Misericordia, dove si fa il consuntivo delle tante attività svolte nel corso dell’anno 2011, si tiene, quest’anno, proprio nel giorno della festa del Sacro Cuore di Gesù, quel “cuore” che manifesta l’espressione di amore supremo, fino alla Croce, di Gesù.
E proprio il Crocifisso, che i padri fondatori di questa Confraternita elessero a loro Patrono, è l’immagine sotto cui si raduna la Misericordia, prendendolo come modello.
Questo ci ricorda alcune cose importanti, che il tempo e i mutamenti profondi della società o la nostra stanchezza, o le nostre disattenzioni, non riescono ad eliminare, cioè le radici cristiane della Misericordia.
Non è l’espressione di tempi moderni; questi hanno portato a rispondere con mezzi e tecniche appropriate alle richieste, ma l’uso di ogni tecnica specializzata e ogni efficienza è però ancorata a quello spirito originario, primitivo che cerca di mettere in pratica, nella logica del proprio tempo, il comandamento evangelico della carità.
Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare
Ho avuto sete e mi avete dato da bere
Ero forestiero e mi avete ospitato
Ero nudo e mi avete dato i vestiti
Ero malato e siete venuti a curarmi
Ero in prigione e siete venuti a trovarmi
Queste richieste, assieme al necessario culto dei morti, possono essere un punto di riferimento per un impegno etico o sociale per la Misericordia, e quindi per chi opera nella misericordia, diventano molto di più.
E’ un atto di culto, è un vivere un rapporto con Dio attraverso il corpo, la persona di chi si trova nel bisogno e nella quale Gesù si identifica.
Ecco che la Misericordia esercitando il suo insostituibile servizio, è chiamata a svolgere l’ufficio della Testimonianza; manifestare, con l’amore filiale, l’amore paterno di Dio; e così esercitare l’ufficio della Educazione verso generazioni nuove, di una vita in cui, predominante, deve essere la visibilità del volersi bene, non come a uno piace perché comprensibile, ma come lo comprende da Dio, mediante l’uomo Gesù.
Su questo punto, quello della formazione, mi sembra che siamo un po’ carenti, un po’ per difetto mio, un po’ per le esigenze del tempo, che richiedono l’espletamento dei servizi indipendentemente dal cuore.
Mi sembra che attualmente siamo abbastanza sani su questo punto, ma il tempo appiattisce. I cristiani spariscono, insieme a molte associazioni, la “Misericordia” no, quindi vuol dire che qualcosa sparisce; e purtroppo rischia di sparire il “cuore”!
Per questo vorrei ritentare un piccolo cammino di appartenenza alla Misericordia, come adesione cristiana a un servizio di amore, attraverso la vestizione.
La veste tradizionale, la cappa nera con la “buffa”, è una veste che si usa soltanto nelle manifestazioni religiose; ormai la divisa della consuetudine è la divisa del volontario, giallo/ciano nel sanitario o blu/arancio nella protezione civile, belle e rassicuranti nelle nostre strade.
La “cappa” è un qualcosa in più, che deve essere conseguita prendendo coscienza dello svolgere un servizio come risposta cristiana.
Ecco perché la “vestizione” deve essere scelta da chi lo vuole, da chi vuole rendere più ricco il “servizio”, che tanti possono fare con le mani, ma che nella Misericordia vogliamo fare con le mani e la compassione del cuore secondo l’insegnamento del Vangelo.
Iniziamo questa assemblea con la preghiera di S.Francesco di Assisi:
“Ti accogliamo, o Cristo Signore, noi folla di figli e fratelli bisognosi di udire l’annunzio pronunciato all’inizio dei tempi: “La tua stirpe sarà vittoriosa sopra il male, il peccato, la morte”. Noi crediamo all’eterna parola che guarisce ogni male dell’uomo e riporta all’abbraccio del Padre chi si accosta con umile fede… Fa’ che attratti dentro il tuo corpo, vera dimora di comunione, siamo anche noi dei “fuori di sé”, degni del regno, figli di Dio, nuova famiglia rinata da te, da te, Figlio mandato dal Padre a ricreare il suo regno di pace, a riacquistarci la libertà.
Facci entrare; dentro il tuo corpo si è madre e fratello e sorella, con te che sei Padre e Sposo e Figlio e Fratello. Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita per le sue pecore”. Amen
Don Francesco Maccari – Correttore della Misericordia di Borgo a Mozzano – 15 giugno 2012